Frederic Lordon, Figure del comunismo

 

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Il modo in cui viviamo e produciamo va trasformato, radicalmente trasformato, altrimenti non sopravvivremo. È questo il presupposto fondamentale da cui, per Frédéric Lordon, dobbiamo tutti partire, traendone le necessarie conclusioni. Il capitalismo infatti distrugge la vita – per essere precisi la distrugge due volte: in primo luogo, attraverso l’ansia e la precarietà, quando affidiamo la sopravvivenza materiale degli individui ai due padroni «mercato» e «lavoro»; in secondo luogo, distruggendo le condizioni per l’abitabilità umana del pianeta: surriscaldato, invivibile, in preda a pandemie e guerre. Si rende dunque necessario tornare a immaginare non la mitigazione ma la fine di questo sistema, ed è esattamente ciò che fa questo denso e importante libro di Frédéric Lordon: immaginare un’uscita dal capitalismo proponendo figure di un comunismo possibile, finalmente liberato dai suoi fantasmi: perché, anche se non ha mai avuto luogo, il comunismo è gravato da ferite e ricordi disastrosi. Dunque il comunismo, da idea non raffigurabile e ostracizzata, deve tornare a essere desiderabile, a essere visto, scoperto, ideato, inventato, occorre che riprenda la scena della Storia: questo libro ci spiega come, e perché si tratti dell’unica scelta in grado di salvare le generazioni future.





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