Antonio Violante, Sebastiano Caboto. El piloto mayor e la sua armada dalla Spagna all’incubo del Paranà

 

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Il veneziano Sebastiano Caboto nel 1526 salpò da Siviglia a capo di una flotta che sulla rotta di Magellano avrebbe dovuto raggiungere le isole Molucche produttrici di spezie. Invece, una volta al Rio de la Plata si inoltrò per vie fluviali nel cuore del Sudamerica, alla ricerca di straordinarie ricchezze credute a portata di mano. Colà, ebbe da reprimere tentativi di ammutinamento da parte di ufficiali insofferenti alla sua autorità. Si erano rivelati problematici anche i rapporti con i nativi verso i quali Caboto aveva instaurato una sorta di dominio personale, andato però in frantumi dopo una loro sollevazione collettiva, causata dai soprusi subiti da parte dei conquistadores. L’armada cabotiana, avanguardia della conquista spagnola di ampie regioni corrispondenti agli attuali Uruguay, Argentina, Cile e Paraguay, era precipitata in un incubo entro un ambiente ostile, da cui venne poi espulsa. In questo viaggio lealtà, tradimenti, conflitti, tempeste, naufragi, avidità, deliri onirici, ardimento, vigliaccheria, arroganza e ferocia si sono succeduti in un caleidoscopio di vicende all’apparenza romanzesche, ma storicamente documentate.





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